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mercoledì 17 luglio 2019

Bambini disgrafici o falsi positivi?



Con questo post, seppure in forma sintetica e con scopo informativo, rispondo alle diverse richieste e domande che mi vengono poste dai lettori, in particolare genitori, insegnanti e psicologi. Nell’arco della mia carriera, in qualità di formatore e grafologo, ho avuto modo di conoscere e di lavorare con una pluralità di bambini, constatando un aumento nella classificazione negli ultimi anni di Bisogni Educativi Speciali (B.E.S.) ed incremento di diagnosi di disgrafia, con tutte le conseguenti riflessioni sul piano clinico, educativo, pedagogico e di psicologico. Personalmente ho sempre preferito andare oltre alle etichette e alle diagnosi (non per questo vanno però squalificate!), come è possibile che tutti questi bambini abbiano un disturbo di origine neurobiologica? E’ possibile che si tratti di falsi positivi? Quali sono le reali origini, si tratta di deficit oppure…? Spero di riuscire a fare un po’ di chiarezza.
L’esperienza in ambito di collaborazioni insegnanti, genitori, psicologi, grafologi, ed osservazioni su bambini della scuola dell’Infanzia e della scuola primaria, mi ha sempre più fatto rendere conto che, ad esempio, bambini etichettati come disgrafici avevano in realtà un disturbo che preferisco definire “difficoltà nella scrittura”, che trova spiegazione in un inadeguato processo educativo del gesto grafico. Ad un’attenta osservazione spesso i bambini classificati come disgrafici hanno tratti comuni quali: posture inadeguate, impugnatura errata dello strumento grafico, una visione non conforme alla prassia grafomotoria, mancanza di regole di base nel condurre la gestualità e nel rispetto della neurofisiologia, difficoltà nella gestione degli spazi sul foglio. Per essere semplici: queste difficoltà sono l’esito di una carenza nei prerequisiti psicomotori ed un non rispetto del graduale passaggio dalle abilità grosso motorie a fino motorie. Viviamo in una realtà in cui  sono andati calando giochi ed attività che favoriscono la psicomotricità e dall’altra parte manca un adeguata formazione in ambito educativo in merito al gesto grafico, gli insegnanti fanno il meglio possibile a tendono a ripetere quanto a loro volta appreso, spesso anche errori.
Se tutti i casi presi a carico sono stati risolti positivamente non è per magia, in molte situazioni ho aiutato assieme ai miei collaboratori bambini apparentemente compromessi a “risolvere” problematiche che rendevano complicata la capacità di scrittura, attraverso percorsi di rieducazione del gesto grafico a base grafologica e neuropsicologica, integrate. La rieducazione grafica a base grafologica è efficace, poiché studia il gesto grafico nella sua interezza: dagli aspetti neurofisiologici, a quelli psicologici e di personalità, a quelli relativi alla postura e all’ergonomia in generale, al setting ambientale, alle attività adeguate per l’apprendimento della scrittura e gli strumenti di supporto. La scrittura richiede molte abilità, bisogna sfatare il mito che “si tratta solo di copiare delle forme proposte”, poiché entrano in gioco molteplici competenze e se esse non vengono adeguatamente stimolate precedentemente, inevitabilmente si vengono a creare delle difficoltà. Spesso nei corsi di formazione faccio un esempio semplice, ma particolarmente efficace: è possibile imparare a guidare la macchina subito? La risposta è no. Questo perché prima bisogna imparare ad orientarsi nella guida del mezzo, avere una corretta postura, coordinare i vari movimenti, avere buona visione, sapere impugnare bene il volante, mantenere l’attenzione, stare attenti a stare negli spazi e non uscire di strada, ecc. Come ci si sente la prima volta, quando si deve imparare a guidare la macchina, non avendolo mai fatto prima? Quanto sono importanti la sensibilità, la comprensione, l’empatia, il rispetto e le competenze dell’istruttore di guida? Lo stesso per la scrittura: dobbiamo conoscere i gesti da compiere in modo corretto, mantenere un’adeguata postura e prensione dello strumento, saperlo guidare sul foglio mantenendo gli spazi, avere un’adeguata visione di quanto scriviamo, orientare bene il foglio, mantenere l’attenzione, ecc. Non riuscire a scrivere è umiliante per un bambino, è importante che l’insegnante abbia tanta sensibilità e sia in grado di guidarlo. Quante cose, vero?
E’ importante maturare le conoscenze razionali e le competenze per stendere un protocollo condiviso (tra docenti e famiglia) con regole, metodologia e esercizi per favorire l’apprendimento e lo sviluppo del gesto grafico, in particolare per raggiungere il corsivo (che deve essere una meta graduale!). Punti importanti, sono  l’educazione ad una corretta postura del corpo e l’impugnatura dello strumento grafico (penna e matita), che non vada a coprire quanto si va a scrivere, instaurando posture da compenso del corpo (come la posizione eccessivamente piegata in avanti) e  posizioni troppo ravvicinate e inclinate, con rotazioni anche di 90° del quaderno, al fine di riuscire a vedere quanto si sta scrivendo. Lo sapevate che anche l’inclinazione del piano di appoggio, la disposizione della lavagna e dei banchi, l’illuminazione, sono aspetti basilari che possono favorire o sfavorire un corretto apprendimento della scrittura?  Si verifica in questi ultimi anni un aumento di bambini e ragazzi che prediligono scrivere in script, in stampato maiuscolo, preferendo questi stili al corsivo spontaneo; spesso la motivazione è correlata al timore di giudizi da parte degli adulti. Per questo bisogna curare di educare i bambini fin dai primi mesi ad una adeguata impugnatura, in modo da prevenire scompensi nella postura e nella scrittura, e da poter sviluppare progressivamente il proprio corsivo, espressione della personalità unica ed irripetibile. Quali esercizi si possono proporre e quali fini si perseguono? Ecco una possibile proposta sintetica, ai soli fini informativi, per bambini dai 6 mesi ai 16 anni in su (va sempre valutato il contesto specifico!):
  • educare ad una corretta postura ed impugnatura per favorire la visione e l'uso del corsivo senza tensioni. Questo va fatto fin da subito, non si deve attendere che il bambino inizia il ciclo della scuola primaria, ma già dal momento in cui inizia lo scarabocchio (che è all’origine del gesto grafico e della scrittura). E’ importante conoscere quali posture ed impugnature sono scorrette e come correggerle;
  • stimolare la  flessibilità e la mobilità delle dita delle mani: con esercizi-gioco di distensione e flessione massima delle dita, del polsi, delle braccia e della spalla;
  • sollecitare un graduale passaggio da abilità grossomotorie a finomotorie,  in particolare modo focalizzandosi sulla presa a pinza di pollice ed indice, e sulla presa  delle tre dita nella presa di una pallina. Questo per facilitare il passaggio all’impugnatura dello strumento grafico, ci sono molti giochi come la manipolazione, infilare, ruotare, incollare, tagliare, lanciare biglie con le dita, attività di rilassamento e respirazione, puzzle semplici, ecc;
  • giochi ed attività di compressione e  distensione della mano per stimolare il rilassamento muscolo-tendineo;
  • esercizi per instaurare una presa corretta della matita-penna: essa deve formare un triangolo isoscele -triangolo equilatero, tenendosi ad una distanza di circa 2 cm dalla punta (sotto un'imamgine);
  • giochi ed attività  propriocettive della matita-penna nell’incavo pollice-indice e per percepire l’ autonomia di movimento delle altre dita che accompagnano la prassia grafomotoria;
  • esercizi di pregrafismo con tracciamento dei gesti morbidi e che favoriscano la continuità del gesto grafico ed allo stesso tempo per stimolare la flessibilità nella coordinazione occhio-mano. Ad  esempio cerchi e spirali, percorsi, labirinti, greche, ecc, utilizzando anche colori diversi per sollecitare maggiormente l’apprendimento;
  • passaggio graduale dal piano verticale a quello orizzontale e sperimentazione di strumenti differenti: pennelli, pennarelli, gessetti, colori a dita, pastelli a cera, ecc. E’ importante non fare scarabocchiare, disegnare o scrivere subito su un piano orizzontale: il piano verticale facilita all’inizio i movimenti corretti e consente lo scarico della tensione;
  • esercizi per collocare il gesto nello spazio-foglio e per apprendere i corretti movimenti della scrittura nel rispetto della neurofisiologia (estensione, flessione, abduzione e adduzione). Purtroppo spesso libri specializzati riportano errori nella direzione del gesto grafico e questo a sua volta comporta tensione  e fatica a scrivere;
  • attività ed esercizi di pregrafismo per instaurare una corretta direzionalità del gesto grafico: da sinistra a destra e dall’alto verso il basso. Il pieno rispetto di questi principi neurofisiologici favorisce una scrittura libera e distesa, prevenendo disgrafie;
  • esercizi sullo stampato maiuscolo curando che la direzione e la gestualità siano corrette, impiegando giochi sensoriali prima su un piano verticale e poi su quello orizzontale. Consiglio di utilizzare colori e strumenti differenti passando dal ripercorrere le lettere con le proprie dita, al tracciamento nella farina, poi con strumenti grafici come gessetti, pennelli, pastelli a cera, ecc. Ho trovato spesso utile ideare giochi in cui ripercorrere e tracciare nell’aria le lettere associando ritmi musicali;
  • ricerca dell'automatizzazione della scrittura dello stampato maiuscolo attraverso la ripetizione controllata. 
Solamente in seguito si può inserire il corsivo, partendo dalla verifica dell’acquisizione dei pre-requisiti e presentando le lettere divise secondo classi di gestualità. Come potrete osservare ho parlato spesso di gioco poiché è tramite esso che il bambino apprende nella maniera migliore.

A presto

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